Inclusione
La frontiera dell’umanità
Costruire la vera inclusione
Per una Scuola a 360 gradi
La parola “inclusione” è di moda: fa tendenza utilizzarla e fa sentire protetto e buono agli occhi della società chi se ne riempie la bocca. Purtroppo, troppo spesso, essa rimane lettera morta, vuota di contenuti e valori.
Ogni reale sforzo deve essere fatto perché nella scuola l’inclusione, oltre ogni retorica, prenda sostanza, vigore e si realizzi in modo totale.
La scuola è, infatti, quel giardino ricolmo di fiori e piante, tutti diversi, ma ognuno magnifico a suo modo. La scuola è quel microcosmo in cui tutte le diversità e le particolarità convivono e condividono un percorso di crescita e di acquisizione di consapevolezza.
Fin da piccoli i nostri allievi devono essere portati per mano ad interiorizzare il vero significato dello stare insieme con amicizia e rispetto, del comprendersi, del valorizzare i punti di forza già manifesti e quelli ancora emergenti, senza neppure accorgersi delle differenze.
L’obiettivo è quello che tutti gli allievi frequentino la scuola sereni, sicuri di essere compresi e consapevoli di poter essere un valore aggiunto per gli altri e di poter raggiungere traguardi importanti.
La Scuola o è aperta a tutti, indipendentemente dalle caratteristiche che si possono presentare, o non è Scuola.
Fa male quando anche solo un alunno dice: “Io a scuola non ci voglio andare” oppure somatizza la difficoltà scolastica con malesseri ed ansie.
È davvero importante che l’insegnante osservi i suoi allievi con sguardo profondo, non solo come un occhio che fotografi l’esterno, piuttosto con una capacità, per così dire, radiologica, che sappia attraversare le persone rivelandole persino a se stesse ed ai loro familiari.
Occorre, quindi, prima saper cogliere le strutture interne ed i processi mentali che presiedono alle funzioni di apprendimento, poi, condividerle con i Genitori affinché si possa pensare ad un percorso personalizzato, l’inizio di un nuovo inizio, che porti ad una piena comprensione di sé per una riuscita personale, umana, oltre che scolastica.
Solo allora il docente potrà essere sicuro di aver creato un vero ambiente inclusivo: quando nella classe tutti gli allievi, ognuno diverso dall’altro, svolgono insieme, serenamente e con successo, le attività proposte secondo metodi, strumenti e stili adatti a ciascuno.
L’autostima aumenterà e, di pari passo, i risultati. Ben vengano, quindi, gli approfondimenti diagnostici che non devono far paura, anzi possono consentire un percorso, certamente impegnativo come per tutti gli allievi, ma privo di inutili ostacoli e ricco anche di vere soddisfazioni. Tanti nostri piccoli allievi ora sono adulti e, grazie alla personalizzazione didattica, sono diventati giovani medici, registi, educatori, onesti lavoratori, padri e madri di famiglia, pienamente realizzati.
Far emergere le potenzialità
L’inclusione scolastica ha come obiettivo lo sviluppo delle potenzialità della persona in tutte le sue manifestazioni: non solo apprendimento, ma vita sociale, comunicazione, relazione, a cui si aggiungono autonomia per un progetto di vita futura.
La scuola, dunque, è tenuta a mettere in campo tutte le sue risorse, facendo leva sui personali punti di forza già emersi e quelli emergenti; adottando, così, una didattica plurale, cioè flessibile e variegata, che consenta la partecipazione attiva di tutti gli allievi alla vita di scuola, comprese le uscite didattiche, le gite ed i progetti.
Approccio globale alla persona
La scuola segue l’approccio bio-psico-sociale, che consiste nell’andare oltre la sola dimensione bio-medica. Al contrario, il modello bio-psico-sociale mette al centro la persona intera, non solo l’aspetto medico in sé, ma anche la dimensione mentale (psico), di contesto sociale (socio) che incide sulla vita complessiva del soggetto inteso come persona (bio). Quindi, questo significa, in altre e più semplici parole, che l’attenzione alla persona disabile non può essere avulsa dall’analisi e dall’intervento su: contesto ambientale e clima sociale in cui la persona disabile vive e studia.
Da qui, l’importanza di lavorare intensamente per offrire ambienti e climi di classe adeguati e stimolanti, in accordo con la Famiglia che meglio di chiunque altro conosce il figlio che ci affida.
Valore della diversità
Ogni studente ha attitudini diverse e sono proprio queste diversità che arricchiscono il gruppo classe. Sì: avete capito bene. Arricchiscono. Perché la presenza della persona disabile in una classe o in una scuola è, un po’, come quella delle api rispetto all’aria che respiriamo: è indice che l’aria è buona, e che l’ambiente è sano.
Cooperazione non competizione
Il lavoro di gruppo e la cooperazione in classe hanno uno scopo fondamentale: quello di rendere gli alunni più autonomi ed, allo stesso tempo, più collaborativi tra loro attraverso la solidarietà e l’aiuto reciproco al fine di raggiungere un obiettivo comune. Questo aspetto non è da sottovalutare in una società che troppo spesso tende ad essere ipercompetitiva e ad esaltare l’efficienza e l’abilismo. Sia chiaro, la competizione va benissimo: competano certamente le Aziende sui mercati nazionali ed internazionali, nel vasto mondo, non i giovani infraquattordicenni. La competizione esasperata può far male ai giovani allievi, che non hanno ancora la corazza dell’adulto; la loro pelle è “nuda” rispetto alle difficoltà della vita. Progressivamente e con tutta la saggezza educativa di cui siamo capaci, in base all’età ed alla personalità di ciascuno, partendo, ad esempio dallo sport, che è importantissimo, si introducono sani elementi di competitività, la voglia di far bene, il coraggio, l’impresa, la sfida, il voler vincere rispettando l’altro, ma sapendo perdere. La scuola ha il compito di valorizzare i punti di forza già emersi di ogni allievo e sostenere i punti di forza emergenti con strategie specifiche.
Accogliere ed ascoltare
Ogni alunno va conosciuto, instaurando una relazione comunicativa: quali sono i suoi interessi, le sue esperienze pregresse, il suo contesto socio-culturale, le sue caratteristiche personali, il suo stile di apprendimento, le sue potenzialità, cosa si aspetta dai docenti e dai coetanei… Bisogna conoscere chi abbiamo di fronte, altro che privacy.
Progettare
Quali sono gli obiettivi da raggiungere? Quali strumenti risultano essere più adeguati, quali strategie didattiche sono più efficienti, di quanto tempo necessita l’alunno, quali spazi favoriscono la maggiore partecipazione, in quale modo è possibile verificare i progressi, in quale modo valutarli…
Oggi anche la tecnologia fa ormai parte della nostra vita quotidiana. La scuola non può ritenersi completa se non si avvale della dimensione digitale. Fin da piccoli è utile conoscerla e saperla usare in modo consapevole, affinché diventi strumento che favorisca l’apprendimento attivo.
Verificare durante il percorso
Mediante il monitoraggio in itinere si verifica come proceda la crescita dell’allievo, quali siano le criticità, come sia possibile migliorare la sua partecipazione, la sua motivazione, il suo senso di appartenenza alla comunità scolastica…
Fare rete
È fondamentale la collaborazione scuola–famiglia: ognuno con le proprie competenze, attraverso dialoghi costruttivi, contribuisce al percorso di crescita dei minori.
A questa collaborazione si aggiungono i rapporti con gli specialisti, a cui le famiglie si rivolgono, che identificano le specifiche modalità di funzionamento della persona secondo il modello bio-psico-sociale, ovvero tenendo conto degli aspetti biologici, emozionali e relazionali.
Fare rete con il territorio significa confrontarsi con altre scuole, con le associazioni e con il Comune per stabilire patti di alleanza, attivare progetti specifici, corsi di formazione, progetti di vita e tanto altro.
La Scuola Perotti-Toscanini coordina la Rete degli sportelli di ascolto psicologico, cui partecipano tredici Scuole della Circoscrizione tre, ed il Tavolo interistituzionale sul disagio, cui aderiscono la circoscrizione Tre, il Comune di Torino-Servizi Sociali, l’Asl-Città di Torino, la Polizia di Stato-Ufficio Minori della Questura ed il Tribunale dei Minorenni.
I percorsi certificativi
Per la disabilità, il percorso, che porta alla certificazione, è articolato in vari passaggi: Famiglia, Pediatra, Neuropsichiatria infantile della Asl, INPS, ed infine, di nuovo, Famiglia.
Si parte dalla Famiglia, che, di fronte alle difficoltà del figlio, eventualmente segnalate anche dalla Scuola, le riconosce e dopo averle accettate – non è facile sviluppare questa consapevolezza – le espone al proprio Medico di base/Pediatra. Se ve ne sono i presupposti, sempre su richiesta della Famiglia, il Pediatra invia la Famiglia ai Servizi specialistici di Neuropsichiatria infantile della Asl di competenza, ove operano le équipe multidisciplinari, che visiteranno il minore.
La certificazione di minore in situazione di disabilità è, poi, rilasciata dalla Commissione dell’INPS, sempre dietro domanda della Famiglia, ai sensi della legge 104/1991. La certificazione arriva via posta alla Famiglia non alla Scuola.
Per i disturbi specifici dell’apprendimento, come dislessia (difficoltà a leggere), disgrafia (difficoltà a scrivere), discalculia (difficoltà nei calcoli numerici), disortogfrafia (difficoltà nel seguire le corrette norme ortografiche) o comorbilità (più disturbi presenti contemporaneamente) o per altri disturbi del comportamento e/o dell’attenzione, come ad esempio l’iperattività, il percorso certificativo è più snello (in teoria) ed è possibile avvalersi anche di specialisti privati, oltre che del Servizio sanitario nazionale (ASL).
Alcuni diritti dell’Allievo certificato disabile ai sensi della legge 104/1992
La Famiglia, se vuole, consegna alla Scuola tale certificazione che dà diritto all’Insegnante di sostegno, che opererà sulla classe in cui l’allievo è inserito, fino ad un massimo di 25 ore alla scuola dell’infanzia, 22 ore alla primaria e 18 alla media, per settimana.
Inoltre, in caso di disabilità grave, la classe iniziale (inizio ciclo) è costituita con numeri ridotti, di norma non più di 20 allievi, con tolleranza di un ulteriore 10 per cento, quindi 22 allievi (per disabilità gravi, cosiddetto comma 3).
Il Comune può attivare, su richiesta della Scuola, dei Servizi di assistenza specialistica, che di norma coprono 3-4 ore a settimana.
Altro importante servizio è l’accompagnamento con pulmino a scuola.
I documenti sanitari
I documenti sanitari sono:
Relazioni rilasciate dagli specialisti del Servizio sanitario nazionale ASL;Profilo descrittivo di Funzionamento (D.Lgs. 66/2017, redatto dall’Unità di Valutazione Multidisciplinare (UVM) composta da uno specialista in neuropsichiatria infantile o un medico specialista, o un esperto della condizione di salute del minore, un terapista della riabilitazione, un assistente sociale o un pedagogista o un rappresentante dell’Ente locale di competenza che ha in carico il soggetto),
relazioni per i disturbi specifici ed aspecifici dell’ apprendimento rilasciati da medici specialisti privati.
Il documento rilasciato da INPS è: Verbale di accertamento della disabilità, redatto dalla commissione medica dell’INPS, lstituto Nazionale della Previdenza Sociale.
Tali certificazioni sono necessarie alla scuola, in collaborazione con gli specialisti e la famiglia, che insieme costituiscono il Gruppo di Lavoro Operativo (GLO), per redigere i documenti di progettazione didattico-educativa che definiscono gli obiettivi disciplinari e di formazione trasversale, finalizzato alla piena realizzazione del diritto all’educazione scolastica.
Riferimenti normativi essenziali
Costituzione 1948, fra gli altri, art. 3, comma 2, e l’art. art. 34, comma 1
Legge 104/1992 sulla disabilità, fra gli altri, l’art. 3.
Legge 170/2010 sui disturbi specifici dell’apprendimento (d.s.a.)
Linee guida per il diritto allo studio degli alunni con disturbi specifici di apprendimento, 2011
Direttiva ministeriale del 27-12-2012 su altri bisogni educativi speciali (b.e.s.)
Circolare Ministeriale n. 8 del 2013 su altri bisogni educativi speciali
Decreto leg.vo 66/2017 l’inclusione scolastica degli allievi disabili
I documenti scolastici
I documenti di competenza della Scuola sono:
il Piano Educativo Individualizzato (PEI), in caso di disabilità, redatto dal Gruppo di lavoro (GLO);
il Piano Didattico Personalizzato (PDP), redatto dai docenti contitolari, negli altri casi di bisogni educativi speciali
IN SINTESI
Un esempio di attività inclusiva
La Musica è un linguaggio universale potentissimo: a fianco, vediamo un bell’esempio di attività laboratoriale musicale all’aperto, che unisce e valorizza, gli allievi. Tutti gli allievi.